Continuo con il mio compendio iniziato nei tempi remoti di ieri.
Sono una persona speciale, mi amo. Io sono speciale perchè sono unico, sono speciale perchè quello che offro io alla mia persona non riesce ad offrirlo nessun'altro. Sono unico e solo, letteralmente.
Sono solo, tutte le persone che mi stanno intorno per il momento sembrano solo pedine grigie di un triste presepe dove io sono il nascituro ma della gente non ce n'è traccia: sono lì che mi guardano, mi fissano vuoti, tutti statici, fermi, immobili. Mi guardano ma non possono far altro.
A questo presepe manca tristemente tutto. Un'esplosione colorata e condita di nulla. La mia vita, così piena di sciocchezze. Questa non è più la vita che voglio.
L'arcangelo preannuncia la mia nascita gioioso, credente che tutto andrà per il meglio. Io, lo guardo lacrimoso ma non oso toccarlo, non chiedetemi il perchè.
Sono un artista, ancora non so di cosa, ma me lo sento dentro. Potrei essere un musicista, un disegnatore, un pittore, un creativo. Un attore, un truccatore, un giocoliere. Mi sento nato per l'arte, credo in ogni sua forma. Il mio sogno, probabilmente, è di compiacere tutti con la mia arte. Sarebbe un sogno essere apprezzato per quello che riesco a creare e interpretare. A suonare, recitare, poemare. La mia arte, devo trovarla. L'ego indistinto della gente che mi acclama senza sapere ancora cosa porterò in scena. Non capisco.
La maschera ridente e piangente è una cosa che mi ha sempre affascinato, lo ammetto. La recitazione in ogni sua forma in un'icona così articolata ma comunque semplice.
E poi via al tuo teatro preferito, ma non per guardare, ma per fare. E poi tornare alle proprie origini, alla tana, dove ti aspetta il tuo maschio alfa, magari in posa per un nudo artistico, ascoltando magari qualche dinoccolata nota di Beethoven. A cena quel che capita, basta che sia a lume di candela. Il seguito bhe, sarà arte pura. L'unione di due anime che si toccano in tutto e per tutto, che si mischiano e si restituiscono a se stesse. Il dolce, buonissimo sapore del vino che odi si mischia dalle sue alle tue labbra, regalandoti quella sensazione di mio/tuo indescrivibile. Le mie leggiadre dita che sfiorano prima le montagne ombrose che si innalzano fiere su di me,poi quella che sembra la via lattea, per quanto è scorrevole e liscia e infinire sui due riecheggianti e perfetti melograni, a cui dai una leggiera spinta con le dita per rassicurare che va tutto bene.
Non manca che il finale, che finirà di sicuro con un sonoro grido quasi primitivo da parte dei consorti, entrambi, assuefatti.
Ok sto delirando.
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