martedì 28 ottobre 2014

Ti amo

Una mia collega di lavoro, oggi, mi ha confessato di aver detto Ti amo al ragazzo con cui sta insieme da circa una settimana. E questo mi ha portato ad una riflessione.
Ci sono persone bisognose di due parole, da dire e ricevere, non importa chi abbiano davanti. Altre che rispettano l'aulicità della parola e che la tengono rinchiusa per periodi lunghissimi, altri che manco ci hanno mai pensato. Coppie sposate da anni che si amano ma non hanno nemmeno il bisogno di dirselo.
Forse è così che dovrebbe essere. Se io sentissi che mi ami non sentirei il bisogno di una conferma, nè di quelle parole. Io mi considero molto conservatore riguardo tutto ciò, il ti amo lo dissi  ad una sola persona, credo dopo un anno o due e tutt'oggi mi chiedo ancora se fosse stata una scelta giusta, o ricambiata, ma non importa. Importa il fatto che queste due parole condizionino la vita di 8 coppie su 10.
Cos'è, quindi, il ti amo?
Parola universalmente accettata, lo si può dire in ogni lingua umana esistente, indica un affetto profondissimo verso un'altro individuo. E perché è così importante, perchè c'è nata questa cultura, questo tabù? Il tutto sia nato, credo, dai primi scrittori romantici, che hanno voluto esasperare un sentimento sì forte, ma scritto come fosse quasi divino. E quindi, a ruota, stiamo tutti a cercare quella spiritualità e quell'affinità, che nei libri e nei film si racconta.
Noi vogliamo la storia d'amore da film, quella romantica e senza problemi, quella del felici e contenti. Molti si paragonano per esempio a Romeo e Giulietta, e tanti altri vorrebbero una storia simile alla loro, non ricordando, forse, che entrambi perirono vedendo l'amato in quello che sembrava essere a tutti gli effetti l'eterno sonno.
Molti sono solo innamorati dell'idea dell'amore, altri pensano di provarlo quando a tutti gli effetti potrebbe essere solo un gran bene, altri si perdono nel cercarlo.
Noto proprio in tutto quello che mi circonda un cercare di appesantire una cosa che, per definizione, dovrebbe essere leggera e farti star sereno con te stesso.
Svegliatevi... non abbiamo bisogno di tutto questo.

venerdì 1 agosto 2014

Il gioco che non vinco mai

Com'è che bisogna comportarsi quando ci piace qualcuno? Semplicemente, non ci si dovrebbe pensare. Consideralo, dagli importanza ma non troppo, non stargli attaccato, non farlo sentire oppresso ma neanche non presente. Devi farlo sentire importante ma non troppo. Queste riflessioni mi vengono, forse, dal fatto che mi rendo conto che non riesco a innescare quello scalino, quel meccanismo che fa andare le cose nel modo giusto. Ed effettivamente se anch'io che seguo questi consigli ne sto parlando, forse non sono nemmeno tanto funzionali. L'ho già detto che voglio il manuale d'istruzioni per vivere? Oh già, l'ho già detto. La verità è che se le cose devono scattare, devono fare lo scalino decisivo, lo fanno da sole e non c'è nulla che uno di noi possa fare per farlo andare diversamente.
Farò un esempio, per farvi capire le mie situazioni tipo: scrivo ad un ragazzo, A, che sembra carino ed interessante. Nel frattempo mi scrive B, un ragazzo che sembra dolce e con cui attacco discorso. C'è un amico, intanto, che sembra avere una cotta per te ma non ne sei certo e si chiama C. Nel frattempo ti incontri con D, perché ti ha chiesto di prendere solo un caffè e non c'è nulla di male in questo. Ma tu sei sempre stato preso da un ragazzo che non ti si caga di striscio, E, con il quale hai provato a dialogare ma non c'è stato nulla da fare. Si può dire quasi che hai l'imbarazzo della scelta. Ma poi ti incontri con uno di questi ragazzi, ti piace, e poi?
Mettiamo il caso rispondesse A, a te piace A e inizi a sentirti con lui. Sembra ci sia interesse reciproco ma non ne sei sicuro. Nel frattempo B ti chiede perché ancora non vi siete visti, e tu non hai voglia, per quanto sia dolce B, di uscire con due persone nello stesso periodo. C ti chiede di uscire, è un amico e ci esci ugualmente, ma poi si dichiara, e che fai? Gli dici che ti stai frequentando con un ragazzo, per quanto effettivamente non sia vero, però ti ha dato una buona impressione e non vuoi mischiare le carte in tavola. E via dicendo. Poi A sparisce, come l'80% delle persone nell'ambiente gay, senza alcun motivo. E ricominci con l'alfabeto, stavolta escludendo la A. Un po' come si faceva giocando a nomi cose e città.
Però ogni tanto, in questo gioco, mi piacerebbe vincere... anche solo per vedere cosa si prova.

Giocattolo difettoso

C'era una volta un giocattolo, che aveva un cervello, un istinto, uno spirito e una coscienza.


Una stipula, un patto,                                                        Tienimi, questo sono io
fra noi soltanto,                                                                 mi offro a te così come sono
una scelta comune,                                                            il tuo corpo giace davanti a me
quasi contratto,                                                                 e sento di non poter sbagliare
senza verbo ne inchiostro-                                            

Non ne abbiamo bisogno,                                                 Perdona la mia inesperienza,
è naturale, idilliaco,                                                           sono un principiante, un insicuro.
so cosa vuoi,                                                                    Però non andartene per questo,
sai cosa voglio,                                                                 posso offrirti tanto altro.
e tanto basta-

Adesso tienimi,                                                                 Istruiscimi, insegnami,
fammi tuo, come vuoi,                                                       lasciami andare talvolta
mi abbandono,                                                                 sappi che tornerò ogni qualvolta
il tuo piacere sarà il mio                                                    avrai bisogno tu.
e viceversa.


Stupidi giocattoli difettosi.

Non scucimme 'rcazzo

Famme capì, se non te sto bene dillo
de certo non se po annà avanti così
il concetto che stavi a dì, poi pure finillo
voglio proprio sapè che c'hai da dì

Me dici che m'accollo, ma poi t'accolli te
te lamenti che non te cerco, ma tieni er silenzioso
te devi da regolà, non so io che non sto bene con me
pure te 'nsei mica perfetto, fa poco o schizzinoso

Se non te vado bene dillo e basta, 'nce girà intorno
me prendi da parte a me dici Me fai schifo pe questo e questo
e io te capisco, magari me modero pure un giorno
ce posso provà sai, non m'è un grande costo

Eppur ti dirò, che se me stai te sul cazzo
io to'o dico pure subito, pe chiarì e cose,
e se non te piace come va tutto l'andazzo,
quella è la strada, non scucimme 'rcazzo


Dedico una canzone a tutte le persone a cui ho voluto bene in modo particolare.
Nello specifico e cronologico:
Ocky: Say something, Pentatonix

Diego: The Hills, Marketa Irglova

Gigi: Per sempre e poi basta, Renzo Rubino

Convintissimo che nessuno mi legga più, presto chiuderò il blog.

lunedì 26 maggio 2014

ESSERE GAY è DIVERTENTE (se non sei gay)

(Questo post è assolutamente superficiale, ipocrita e dettato dall’invidia moralista che solo una suora potrebbe avere).

Tralasciando l'ovvietà sull'esistenza di coppie monogame gay - sì, ok, qualcuna un po’ a posto con le cervella esiste, ma non vi esaltate. La saluto e le faccio tanti auguri con lo stesso fervore di Licia Colò - vorrei invece concentrarmi sulla percentuale più alta. L’altra faccia di culo della medaglia delle olimpiadi per le cloache a cielo aperto. Essere gay, nel quotidiano, non è tutto ‘sto divertimento, e men che mai inorgoglisce. Ma chi?Gli aspetti che mi impediscono di svegliarmi col sorriso, fare ciao ai pettirossi ed essere appagato dal preferire la fava sono incalcolabili, perché ho cominciato a rastrellarli tipo dal primo giorno in cui mi piacque uno a scuola e mi disse che gli uomini non si baciano: al massimo si fanno i pompini.Dopo averci ragionato a lungo, son riuscito a estrapolarne 8 (mila).

1) STABILITÀ. Penso francamente che le uniche coppie felici siano quelle composte da casi umani. Quelli affetti da denti sporgenti, camicia color crema a righe con mezze maniche al gomito, e calvizie dominata con gli audaci tre capelli tenuti in piedi dal gel, a mo’ di steccato. Se uno dei due è appena appena carino, il tradimento (anche solo in termini di interesse regolare) diviene un dovere, e questo dovere porta all’instabilità. Da 2 si passa a 1 + 1 e gli altri.Il guaio è che la bellezza si porta con sé una specie di obbligo alla propaganda della propria immagine. Come a dire “se sono bello, non può conoscermi solo il mio compagno”. Diventiamo una specie di incaricato della Folletto, e dei tatuaggi sul culo, una barba rossiccia, un petto villoso diventano l’aspirapolvere da promuovere porta a porta. Da qui, il tracollo con seimila foto su Facebook (sincronizzato a Instagram e agli altri fratelli del demonio), centinaia di amici che commentano con “uuuh, che bono!”, messaggi privati che tu non ricevi e lui sì. Infine, la trasmutazione (immaginaria) in celebrity si consuma nel giro di pochi mesi. Ogni buongiorno su Facebook diviene un occhiolino a ogni propria sgualdrina-fan e un morboso bisogno di essere elogiato, non più dal proprio partner ma dal maggior numero di spasimanti.Il problema della selezione del partner legato alla bellezza si aggrava nell’omosessualità perché il gay non è orientato alla costruzione del futuro. Basta guardarsi intorno per scoprire con orrore che i gay raggiungono la maggiore età a 40 anni, e a 48 cominciano a piagnucolare che forse sarebbe il caso di avere qualcuno accanto a sé. Certo, aspetta n’altro po’, eh. Il metro del tempo che passa è completamente sballato rispetto agli eterosessuali. Il gay è una specie di evergreen di se stesso. Il Peter Pan di Robin Williams, che da maturo ancora vuol volare e scassarsi in discoteca.Dunque, se per una donna i trenta equivalgono a fare i conti con “oddio, devo trovare un marito per mettere su famiglia e avere un bambino, prima che diventi racchia e le mie amiche sposate mi guardino con disappunto, perché tirerò su mio figlio quando la nonna sarà morta da un pezzo” - con l’assillo dei bei tempi andati in cui le donne s’impregnavano a 21 anni -, il gay si crogiola (simulando del rammarico, ovviamente) nell’impossibilità di avere una famiglia. Sicché i conti diventano “oddio, devo trovare un marito per... ah, già, io non devo farmi una famiglia. Vabe’, allora ho ancora tempo per collezionare cazzi”.Gli attivisti gay sfoderano l’attenuante secondo cui lo stile sbarazzino dei gay è la causa di una politica ostile e di scarse sicurezze. Che è come consigliare ad Atreyu di non desiderare una Fantasia libera perché tanto c’è un lupo in giro. Che combatti a fa’, teso’? Vatti a fa’ ‘na birra.Procrastinare e non subire gli effetti del tempo può dapprima sembrare una rivoluzionaria liberazione dal retaggio del dopoguerra (impiego-casa-famiglia). A lungo andare, tuttavia, scade nella dimenticanza, e poi nella miseria di un Peter Pan patetico. O una Donatella Versace col pesce molle piena di tatuaggi sbiaditi, se vogliamo.

2) IL CORPO PRIMA DI TUTTO. Ricalcando i casi umani, loro sono gli unici esenti dall’aspettativa di un bonazzo col “fisico ok”, perché i primi che non si sognerebbero mai di iscriversi in palestra. Dunque, più orientati alla ricerca di un partner, non di un malato di mente con la filosofia del corpo come tempio da curare.Apri Grindr e... No, no, troppo facile, ok. Torniamo su Facebook. Sfoglia i suggerimenti e troverai una generazione piaciona di bellissimi in posa. È pazzesco, sembra che in giro siano spariti i cessi. Abbiamo tutti un bisogno disperato di essere tonici, alla moda, e ubriachi perché è sinonimo di spasso.La bellezza caldeggia le aspettative. È insolito che un uomo sexy scenda a patti con l’emotività e si metta con uno di aspetto mediocre. Ci sono ragazzi a cui tremano le gambe dalla gioia nel sapere che hanno un fidanzato acclamato da centinaia di like su Facebook. È come quando un camino antico incrementa il valore di una villetta.Il teorema è facile: se sono bono, perché dovrei accontentarmi? Esigo un bono come me, o meglio anche più bono. Questa è una ricerca che, purtroppo, parte e solitamente non finisce mai. Per eccesso di zelo, di ingordigia, di fame di standard sempre più alti. Il bear aspira al musclebear, per intenderci.Le coppie gay felici che ho incontrato nella vita erano spesso l’insieme armonico due uomini “normali” (che non vuol dire niente, ma vuol dire molto).

3) L’AUTOSTIMA. Nel cazzo. Nel nostro mondo c’è bisogno di specificare VISO quando chiedi una foto a un profilo in bianco.
Come se non bastassero i noiosi possessori di pesce enorme (Xl), che ritengono di poter dominare il mondo e trascurare una propria personalità, adesso pretendono di essere blanditi anche i più ordinari pescetti (M). Farsi foto al cazzo per scambiarle su Whatsapp ha insinuato nel fragile intimo del gay la convinzione di avere sempre e comunque un bell’attrezzo, e questo è diventato l’ennesimo pretesto per tirarsela. Non sia mai, in un momento di frutta in rubrica, ripeschi l’ultimo di cui non ricordi il nome, perché hai davvero necessità di scaricare i nervi. Stai certo che quello ti risponde “è bello il mio cazzone, eh? Ne sentivi la mancanza, eh?”.Vi prego, fate complimenti agli uccelli solo se davvero sinceri, per non generare false fierezze in cani e porci.

4) Tu sei meno importante della vodka. “Stasera dobbiamo spaccare tuttoooo! È una settimana che non torniamo a casaaaaaa!! Ci facciamo sempre riconoscereeeeeeeeeeee!!!!!1!11!!!”. Chi sarebbe disposto a una placida vita a due sul divano a guardare la tele quando a pochi minuti da casa hai cinque discoteche per ballare, limonare, vomitare, cancellare le frustrazioni del lavoro e ritirarsi alle 7 del mattino per restare teenager for ever?

5) Tu sei meno importante del sesso. Avete presente la filosofia che recita “mentre aspetto l’anima gemella, faccio sesso e almeno mi diverto”. Secondo me l’abitudine alla scopata (scopamico, trombata noiosa da Grindr, trombata al volo nei cessi del locale, trombata a Londra nel weekend) abbia l’effetto collaterale del ciccione all’aperitivo: continuano a poggiare vassoi sul banco e tu non la smetti di riempire il piatto perché sai che arriverà sempre altro cibo succulento. L’amica ti scuote e ti dice basta, che poi finisci in quei programmi americani in cui dei personal trainer senz’anima ti umiliano, e tu mormori alla telecamera che non hai idea di come sei arrivato a pesare 230 chili.Perciò, più uccelli coccoli, più uccelli vuoi coccolare.Anche in questo caso c’è una saccente contestazione: se fai notare che la vita del gay è ossessionata dalla scopata, ti chiamano provinciale. Quando invece sei solo confuso e depresso.

6) CINISMO. Una delle conseguenze di American Horror Story, e del trionfo delle gif tipo Naomi Campbell che scruta disgustata una collega, è l’abbandono al cinismo totale, proprio come connotato, uno stile di vita. Anche qui, il passo tra il farsi due risate e il non riuscire più a non essere una stronza acida snob sarcastica è breve. Inutile dire che si ripercuote poi anche sui sentimenti, che a lungo andare appaiono come ridicoli, qualcosa da lasciare al proletario. I ragazzi che li surclassano assaporano il gusto del potere, della superiorità, dell’emancipazione. Valanghe di uomini con l’espressione sprezzante da Romanzo criminale. La variante gay di quello che divorzia dalla moglie a 40 anni per fidanzarsi a 55 con la russa matura, che manda soldi all’estero alle sue tre figlie incinte a 16.

7) SESSO. Cosa che mi ha sempre davvero annoiato è il sesso così dannatamente da film porno. Preliminari, carezze, attesa (non intendo attesa di settimane, intendo attesa della seconda uscita), gusti personali, tutto è out. Devi dare il culo a pecora, devi essere un trombatore vigoroso, devi essere attivo o passivo o versatile. Tutto è meccanico, ripetitivo, da copione. Ospiti, ospito io, ti spompo, spompo il tuo ragazzo e tu guardi, ma il culo non lo dai? E se non dai il culo che facciamo?

8) SOLITUDINE. La regina delle motivazioni. Essere gay vuol dire per prima cosa essere soli. Un giorno che sei un ragazzetto ancora rospo e coi foruncoli a montagnella, capisci che guardi sempre i pacchi dei tuoi compagni di classe, e sei solo, perché nessuno è ancora simile a te. Poi vai all’università, e non fai in tempo a gioie dell’esserti fatto delle amiche con cui parlare di uomini, che inquadri subito che i tuoi prossimi 30 anni di vita li passerai da calzino, quello che gli altri cambieranno perché ormai usato. E quando finalmente avrai conquistato un fidanzato, avrai 1 possibilità su 2 che se ne venga con “l’amore dura per sempre, ma il sesso no, siamo obiettivi, perciò vogliamoci bene come fidanzati e poi ognuno può scopare chi vuole, però comunque ci vogliamo bene, quindi siamo comunque fidanzati”.

Questo magnifico scritto che appoggio in ogni sua parte è opera di Pierpaolo Mandetta, il suo blog è questo. Dategli un'occhiata, il suo cinismo è crudamente spisciante.

domenica 4 maggio 2014

Le tipologie d'amore secondo Bergmann

«La fine dell'amore porta con sé un aumento della rabbia e dell'aggressività dirette ora contro l'amante che li ha abbandonati, ora contro il Sé. Si ha l'impressione che in precedenza l'odio fosse trattenuto dall'amore, ma che ora le chiuse dell'odio e della depressione minaccino di schiacciare la persona colpita dal lutto». Martin S. Bergmann "Anatomia dell' amore" (Einaudi, Torino, 1992)
Lo psicoanalista americano Martin S. Bergmann ha classificato le modalità di amare nel suo libro "Anatomia dell' amore" (Einaudi, Torino, 1992), distinguendone ben quindici tipologie.
Le principali tipologie d' amore individuate da Bergmann sono:
INFATUAZIONE. E una passione spropositata e irragionevole, che e' caratterizzata dall'immediato abbandono di tutti i legami precedenti e dal fatto che diventa presto una passione assolutamente esclusiva. Ma e' un vero fuoco di paglia, e la sua fine e' tanto repentina quanto improvviso e violento e' stato il suo inizio.
TRIANGOLO D' AMORE. Per sua natura l' amore sarebbe portato a restare confinato nella coppia, ma chi e' uomo di mondo sa che questa sembra destinata a diventare più l' eccezione che la regola. Effettivamente molte persone riescono ad amare soltanto all'interno del classico triangolo, altrimenti si sentono soffocate. Secondo la psicoanalisi la capacita' di amare unicamente in un rapporto triangolare indica il persistere di problemi legati alla fase edipica dello sviluppo.
AMORE CONFLITTUALE. E un' altra varietà che caratterizza le persone alle quali la coppia va decisamente stretta. Questo tipo di amore si distingue per la presenza del bisogno di oggetti d' amore supplementari, oltre a quello, per cosi' dire, istituzionale. Gli psicoanalisti ritengono che nell'infanzia delle persone che provano questo tipo di bisogno ci siano stati molti oggetti d' amore diversi (per esempio varie bambinaie).
SESSUALITÀ SENZA AMORE. Ci sono rapporti basati su un' intensa relazione sessuale senza che si sviluppino concomitanti sentimenti d' amore. Sembra che una delle principali differenze rispetto ai veri rapporti d' amore sia nel fatto che in questi ultimi le persone regrediscono un po' verso l' infanzia, in sostanza son più capaci di giocare, mentre nel rapporto puramente sessuale i due partner restano sempre a livello adulto.
AMORE MASOCHISTICO. "L' amore e' una nebbia formata col vapore dei sospiri" scriveva Shakespeare, a voler sottolineare come la sofferenza sia una parte integrante del godimento che proviene dall' amore. In questo senso l' amore masochistico deve essere considerato, quindi, soltanto un' esagerazione di quel sentimento di dedizione totale che si prova sempre durante l' innamoramento.
AMORE DI PIGMALIONE. Descritto per la prima volta dal poeta latino Ovidio, questo tipo di amore ha come sua principale caratteristica una forte valenza pedagogica. Chi ama sente il bisogno di istruire l' altro, e ogni circostanza e' buona, per modellarlo a proprio piacimento. "L' amore di Pigmalione spesso porta a rapporti felici e duraturi . afferma Bergmann. ma corre gravi rischi quando l' allievo vuole l' uguaglianza e intende asserire la propria individualità".
AMORE INIBITO NELLA META. E una forma di amore che frequentemente fa da musa ispiratrice per gli artisti, come nel caso di Dante che certo provo' tale sentimento nei confronti di Beatrice. La meta inibita, ovviamente, e' la sessualità, che in tale forma di amore e' totalmente assente. E quando viene a mancare in tal modo anche ogni forma di gelosia, praticamente si sfocia nell'amicizia.
GLI AMOREDIPENDENTI. Cosi' Bergmann descrive questo tipo di persone che furono individuate dallo psicoanalista Otto Fenichel: "Hanno bisogno d' amore come altri del cibo o della droga. Sebbene abbiano una limitata capacita' di amare hanno un terribile bisogno di essere amati. In genere gli amoredipendenti si attaccano a una persona che considerano insoddisfacente. Sono furiosi e infelici, ma non riescono a liberarsi del partner frustrante. Per Fenichel gli amoredipendenti sono nevrotici con un carattere determinato da una fissazione del tutto particolare. Tormentano in continuazione il partner per avere piu' amore e di solito non fanno altro che ottenere il risultato opposto".

mercoledì 9 aprile 2014

L'uomo ideale

Un uomo colto, fine, grammarnazi
di bell'aspetto e dal volto barbuto
attento e rispettoso dei miei spazi
divertente, profondo, molto arguto

che non sia mai monotono ma spazi
da temi frivoli fino all'assoluto
e da amante focoso non si sazi
di un solo orgasmo pur se è già venuto,

ma questo non ne faccia un traditore
e per saziarsi voglia me soltanto.
Ami il piacere, non fugga il dolore

coltivi l'ironia e il disincanto
e sappia accontentarsi del mio amore
ed io del suo saprò fare altrettanto.

Sonetto scritto da Eroe Semantico

domenica 6 aprile 2014

Epilogo di Alisia Senkrad, la tiranna

Pioggia incessante su un letto di guerra. Ovunque sangue e fanghiglia, e morte. Sputò del sangue che aveva in gola, prese la prima spada che raccimolò a terra e la puntò al suo nemico: -Mi riprenderò ciò che è mio come diritto di nascita!-
Il conte ghignò: - Ma non vedi come sei ridotta? Stai a pezzi! Sei solo una schifosa mezzosangue, devi solo ringraziare che non ti abbia ucciso con le mie stesse mani... avrei solo dovuto buttarti dalla rupe, come ho fatto con tutti i tuoi fratellini.-
Una rincorsa, fango misto a sangue e sudore zampillano sotto i piedi della vendicatrice, ormai in stato di pieno berserker. Uno slancio verso suo padre, spada tesa, occhi negli occhi. Il conte Theziir li guardò e per un attimo vide quella che a tutti gli effetti era sua figlia, la prima, quella che accantonò con più sforzo e che non riuscì ad uccidere lui stesso. Si specchiò in quello sguardo felino e ne vide la sua testa, mozzata di netto, nel fango. I pochi secondi di coscienza seguenti videro Alisia completamente zuppa di sangue infierire sul suo corpo privo di ogni coscienza, ormai.
Alisia guardò il suo operato, sorridendo compiaciuta. I suoi capelli corvini e diramati per tutta la schiena puzzavano di carne e di ossa frantumate, e di gesta eroicamente crudeli. Si girò verso quello che a tutti gli effetti era il suo passato, e ne vide tutti i suoi seguaci morti per la sua causa. Strinse la lettera della madre adottiva, che era anche l'unica che conosceva, pensando tra se e se di aver compiuto la missione che anche essa avrebbe voluto onorare. Spada alla mano, si diresse verso il castello dell'arcimarchese. O capirà che Alisia è effettivamente degna del posto di contessa, o morirà nell'accettarlo.

giovedì 13 febbraio 2014

L'isola dei giocattoli difettosi

Le porte della notte si erano aperte da poco. In cuor mio sapevo di non doverci sperare più di tanto, ma lo feci ugualmente. Per quello mi ritrovai per la strada, con un ritmo pop qualsiasi alle orecchie a farmi compagnia (falsa compagnia, serviva solo a farmi avere un passo veloce), la brezza gelida che penetrava attraverso il colletto sbottonato della camicia. Mi sentivo così piccolo, alle 4 di notte in giro per Roma, da solo. Eppure è stata una delle mie esperienze più belle della mia vita.
Il freddo diventò ancora più pungente quando iniziò a piovere, in testa solo il suo rifiuto, ed il pensiero di chi avevo perso. Non sentii le gambe stanche, ne tanto la musica. Sentivo freddo ovunque. Il fegato si comprimeva a mo' di pugno, e premeva sullo stomaco, sembrava stessero facendo a botte. Poi un batticuore improvviso, il mal di stomaco non era opera del rifiuto, ma della serata e dei miei pensieri che si accoppiavano confusamente nella mia testa. I locali non sono ciò che di più accogliente esiste al mondo, diciamolo, e devi avere stomaco per entrare in certe dinamiche. In tutta la serata ero circondato da falsi miti quali il rilassamento muscolare, l'apertura dei pori ed il benessere della pelle e della persona.
Invece ero sull'isola dei giocattoli difettosi. Ce n'erano che vagavano senza meta, alcuni cercavano un padroncino, altri erano giocattoli che volevano giocare con altri giocattoli. Giocattoli vuoti, usati, senza aspettative, col biglietto d'ingresso per entrare sull'isola che li farà sentire soltanto più soli. Essere vuoti insieme non significa riempirsi, significa sciacallare quanto di più buono c'è nel prossimo e farlo tuo, svuotare le poche briciole rimaste di un contenitore già vuoto, di un tesoro già saccheggiato.
Omologati tutti, da una chiave appesa al collo o al braccio, il nostro numero di riconoscimento, la nostra via di fuga per tornare alla vita vera. Quella in cui sei in costume e devi recitare la parte di essere pensante e acculturato, il tipo di persona con dei principi che non farebbe mai determinate cose.
E di nuovo vorrei accontentarmi di manichini vuoti, di corpi senza volto e senza nome, per sentirmi almeno qualche volta compreso da qualcuno che sarà solo più vuoto di me.
Arrivato a Termini entrai nel treno che mi avrebbe riportato a casa, era completamente al buio e solo i fari esterni illuminavano i sedili che sembravano i posti più comodi e puliti dell'universo. La musica alle orecchie non mi fece rendere conto di quanto anche lì fossi solo, mi addormentai e svegliai di continuo con l'ansia che qualcuno avesse potuto farli del male, a quell'ora della notte, da solo in un treno completamente buio. La certezza di tornare a casa alle sei del mattino non mi rincuorava più di tanto, avrei preferito dormire su una panchina che tornare a casa a quell'ora e cercare di inventare una storia credibile e plausibile sul perché fossi tornato a casa ad un orario tanto indecente. Però, per quanto quella solitudine faceva male, per quanto mi spaventasse, mi ci cullavo comunque e ne posavo sopra tutte le mie considerazioni della serata, e la tristezza che ne derivava. Tutto quel senso di inadeguatezza non lo sentii addosso, perché lo appoggiai sopra a tutta la situazione che si era creata, all'ansia e inquietudine della notte, che erano problemi decisamente più grandi di quello che mi succedeva dentro.
Come quando ti rompi un dito per non sentire la gamba spezzata. Il dolore più grande usato come culla per i dolori più piccoli, ed il completo spegnimento di emozioni e dell'individuo stesso per un'oretta o due, fecero sì che quella sera fu in contemporanea la serata più sola e più bella della mia vita.

martedì 11 febbraio 2014

Voglio non volere una coscienza

Puntuale come un orologio eccomi qui, ogni tanto torno. Cosa ho imparato oggi? Non amare troppo, non sperarci troppo, non crederci troppo, poiché quel troppo un giorno farà troppo male. Sono sempre frettoloso e corro sempre verso la direzione sbagliata. Mi fermo un po'.Si può andare avanti anche da fermi.
Ho conosciuto un sacco di persone in questo periodo, certe splendide e certe mediocri, pochi stronzi. So fortunello. E' passato un anno ormai e ho fame di cuore.
Non voglio persone troppo razionali, neanche troppo emotive. Di emotivo basto io, di razionale ho ben poco. Non voglio persone grandi, ne piccole, il divario generazionale non mi spaventa, le pretese caratteriali e ruolistiche sì. Non voglio persone che non sanno relazionarsi con gli altri, ma neanche gli esperti psicologi de sta minchia. Uno si preoccuperà troppo dei suoi atteggiamenti, credendo di sbagliare, l'altro analizzerà troppo i tuoi, facendoti sentire in perenne scacco.
Non voglio persone credo.
Pretendere relazioni con esseri diversi da noi è un vizio. Il sesso mi fa schifo. Intorno a me vedo solo manichini, mossi da istinti animaleschi o da grandi sogni che pensano di avere, non avendone davvero. Lo pretendono soltanto. Vedo persone che sprecano la propria vita rincorrendo passatempi, e che si sentono soddisfatti da qualche rapporto umano a cadenza settimanale. Ogni tanto mi vedo anch'io.
Ho voglia di vomitare tutto lo schifo che questi occhi hanno visto, che la mia mente ha partorito, e specchiarmi in quella lurida pozzanghera piena di promesse vuote e paranoie infondate, di pregiudizi stupidi e cliché alienizzanti.
In questo momento ho solo voglia di dormire e di non svegliarmi più, di vivere in un mondo che non ha pretese verso di me, di vivere in un mondo in cui io in prima persona non ho pretese sul mondo, dove non ci sono regole né imposizioni di alcun tipo. Voglio rinascere carne da macello, e raggiungere i miei obiettivi senza sforzi.
Voglio apparecchiare la mia mente per qualcosa di nuovo. Non voglio vivere, ma respirare senza ansie. Voglio il manuale d'istruzioni del mio marchio di fabbrica. Voglio le percentuali dei miei fabbisogni, voglio non dovermi sforzare per capire di cosa ho bisogno.
Vorrei essere stupido, semplice, vivere di soli bisogni, istinti, e non di coscienza.

domenica 2 febbraio 2014

The Hill

Walking up the hill tonight
and you have closed your eyes,
I wish I didn't have to make
all those mistakes and be wise.

Please try to be patient
and know that I'm still learning.

I'm sorry that you have to see
the strength inside me burning.


Where are you my angel now?
Don't you see me crying?
I know that you can do it all
but you can't say I'm not trying.
I'm on my knees in front of him
but he doesn't seem to see me
but all his troubles on this night
is looking right through me
and I'm letting myself down
by satisfying you
and I wish that you could see
I have my troubles, too.


Looking at you sleeping,
another man I love.
I'm sitting here weeping
while the hours pass so slow.
I know that in the morning
I have to let you go
and you'll be just a man
once I used to know.
Before these past days
someone I don't recognize
This isn't all my fault.
When will you realize?

Looking at you leaving,
I'm looking for a sign

lunedì 6 gennaio 2014

Dove sei stato tutto questo tempo?

Da ieri è iniziata una nuova parte della mia vita. Una parte molto importante.
Quindi scriverò di meno, poichè sono felice.
Buonanotte :3