Chiamatemi Bob. Sono nato in una famiglia povera, tanto che quando ero piccolo ci hanno sfrattati e messi in una casa molto più piccola di quella che avevamo prima. Perlomeno, vivevamo da soli! Si viveva piuttosto bene devo dire, penso che possiamo considerarle delle case popolari.
Mia madre Jeanne e mio padre Frank sono venuti con me, per fortuna. Ho sentito che in questi momenti dove prendono le famiglie spesso se ne scordano alcuni e che sia terribile. Per fotuna a me è stato solo raccontato, ero piccolo quando mi successe. È stato quando ci hanno preso, che ci hanno legato per le mani. Inutile chiedere il perchè, non ci hanno mai risposto. Però ci sfamavano tutti i giorni, proprio come dei principi.
Comunque, l'arredamento mi ricordava la vecchia casa. Era piuttosto scarno e c'erano delle vetrate che davano sull'esterno. Forse, per risparmiare, mi dicevo.
Un giorno successe l'indescrivibile. Mentre parlavo con mia madre del più e del meno, sentimmo un urlo. Era mia padre. Terrorizzati ci girammo e trovammo una scena orribile. Una specie di grande tenaglia aveva intrappolato mio padre, che urlava disperato. La tenaglia lo portò in alto, così in alto che non lo vidi più. Le sue urla riecheggiavano per tutta la stanza, rimanemmo attoniti per qualche istante. A quel punto un altro urlo, il mio. Mia madre cercò di aiutarmi, ma la tenaglia era più forte di lei. Quella tenaglia mi stringeva così forte e mi porto così in alto che mi mancava il respiro. Però riuscivo comunque ad urlare, tanto che sentii mia madre disperarsi con me in quel pianto disumano. In quegli attimi di pura disperazione notai che mi stavo avvicinando a mio padre, tant'è che sentivo le sue urla sempre più vicine. Le tenaglie mi tenevano ben saldo, e con le mani legate non potevo far molto per liberarmi. Poi lo vidi.
Era completamente incatenato ad un asse, per tutta la sua lunghezza. Gli occhi lacrimosi mi guardavano terrorizzati. Urlai "Papà!" ma non servì a nulla. Con tutta l'asse venne gettato in una cisterna enorme, sembrava contenesse acido. Il suo urlo soffoccò in mezzo alle bolle, così come vi entrò. Perchè ci fanno tutto questo? Cosa abbiamo fatto di male? Mentre mi ponevo tutte queste domande, non mi accorsi che legarono anche me ad un asse. L'urlo mostruoso di mio padre risuonava ancora forte nella mia testa. Da lontano vidi mia madre, disperata anch'essa. Sapeva che mi toccava la stessa fine. L'acido mi corrose completamente, e mia madre strillando e piangendo non potè far nulla per salvarci.
In fondo, eravamo solo aragoste.
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