Due pescetti, innamoratissimi. Così innamorati da essersi costruiti insieme una piccolissima tana, con sabbia e alghe. E rocce. Dalla tana uscivano sempre di meno. Si erano chiusi così tanto da non vedere più nessuno. Chiusi per anni. Lei un giorno uscì, per curiosità. Vide tutto quel che si era persa e quando tornò raccontò tutto a lui con entusiasmo. Lui sapeva già cosa c'era fuori, ma a lui piaceva stare a casa con lei. Quindi annuiva e sorrideva, non credeva che lei si fosse addirittura dimenticata di com'era fuori. Nella casetta lasciò un ricordo di quell'uscita memorabile. La mattina seguente lei uscì di nuovo, e tornando lasciò un'altro souvenir in casa. Fù così per giorni. Lui iniziò a stancarsi, la casetta ormai era stracolma di souvenir e chiese a lei di smetterla. Lei acconsentì. Ma continuò.
In quella casetta ormai non si respirava più. Faceva fatica a respirare. Lui quei souvenir non riusciva più a sopportarli. Però pensava, da sciocco qual'era, che lei un giorno avrebbe potuto smetterla. Perchè lo amava.
E aspettava, aspettava. Finchè lei non tornò più perchè non c'era più spazio per i souvenir. Si fece un'altra tana con un'altro pescetto. Il poveretto morì soffocato nella casetta, aspettando.
La morale scrivetela voi...
mercoledì 22 maggio 2013
martedì 21 maggio 2013
Incontri che sembrano eterni, momenti indimenticabili. Persone avare e insaziabili, piene di vuoti da colmare. Persone con troppo amore da scoppiare, doverosi e generosi di condividerne un po'. Le persone giuste nei momenti sbagliati, le persone giuste nei posti, sbagliati. Momenti perfetti e posti meravigliosi in compagnia di persone sbagliate.Questa è la mera continuità del respiro, che va dritto incessante e incurante di ciò che lo circonda.
lunedì 20 maggio 2013
La principessa Sasha del paese del Nord
C'era una volta, in un tempo diverso dal nostro, una principessa di nome Sasha. Suo padre, il rè del Nord, voleva che si sposasse, visto che aveva da poco superato la maggiore età. Fu così che organizzò un grande torneo, un torneo di giochi e sfide. Pretendeva che sua figlia sposasse la persona più giusta per lei e quindi le fece scrivere una lista di cose che la ragazza voleva dal proprio marito. Però prima, per essere principe, doveva comunque superare le sfide che il rè aveva posto! La giovane insistette a far leggere prima il biglietto, ma lui desistì.
Così fù. Dopo nemmeno una settimana milioni di giovani pretendenti furono alle porte, convinti di poterla conquistare. E allora via, tornei di tiri con l'arco, tornei di scherma e di cavalleria! Tutto il regno partecipò gioioso a quel vivido evento. Dopo questi, partite di scacchi per scegliere i più intelligenti e impareggiabili. E ancora, lezioni di portamento e nobiltà per i pochi rimasti, ovviamente con esame finale. Rimasero in gara tre giovani: Il cavaliere dell'est, Il principe del sud e Il nobile dell'ovest. Tutti e tre si erano fatti strada tra un colpo di spada, uno scacco e qualche regola di bonton.
Ora toccava a lei decidere, quindi prese il biglietto e lo lesse a gran voce a tutto il popolo:
"Caro padre, vorrei tanto che la persona che mi stia al fianco da oggi alla morte sia una persona che già conosco e che già ha superato tutte le mie prove. Questa persona, che ho imparato a conoscere in tutti i suoi aspetti e che mi fa sentire bene anche solo la vista del suo sorriso è Jeanne, la stalliera del castello. Quindi è inutile che tu organizzi tutto questo, perchè la mia scelta è già stata fatta. Tutto quello che volevo era una persona che mi capisse quando sono giù senza che io parli, una persona che mi ami per quello che sono, con tutti i miei difetti, una persona sincera e affidabile in tutto quello che fa e di cui so che possa fidarmi sempre. Una persona con cui non riesco a star bisticciata perchè la amo troppo, una persona che ai miei occhi è perfetta così com'è e che non cambierei di una virgola. Una persona con interessi comuni ai miei e che non è solo una compagna, ma anche un'amica. Una persona con cui voglio condividere tutto."
Il padre, non contento, andò a parlare con la figlia. Le disse di quanto era arrabbiato per avergli fatto fare tutti i tornei, quanto era arrabbiato del fatto che aveva scelto una persona che non mostrava affatto cavalleria e che se non avesse superato tutte le prove non poteva salire al trono. Le disse che, anche se avesse superato tutte le prove, non poteva salire al trono poichè non poteva essere un principe, ma un'altra principessa.
La principessa Sasha, non approvò tutto questo. Era stufa di quel vecchio regime con troppi fronzoli e pignolerie. Fù allora che prese per mano la sua compagna Jeanne e se ne andò fuori dal regno, con gli applausi sinceri di tutti gli abitanti che l'amavano così com'era e che ammiravano il suo gesto.
In poche settimane un'altro regno fu costruito accanto a quello del rè, e si chiamava "Il nuovo nord." Il popolo del nord aiutò la principessa Sasha nell'impresa. Molti addirittura si trasferirono nel nuovo nord dal "vecchio nord". Il nuovo regno era bello poichè giovane. Nuovo, Innovativo.
Sasha e Jeanne diventarono le governanti del nuovo regno, che divento sempre più potente tanto da inglobare il vecchio nord, per diventare così un'unico grande Regno del Nord.
Sotto la guida delle principesse vissero, tutti, felici e contenti. E con tutti, dico tutti.
Così fù. Dopo nemmeno una settimana milioni di giovani pretendenti furono alle porte, convinti di poterla conquistare. E allora via, tornei di tiri con l'arco, tornei di scherma e di cavalleria! Tutto il regno partecipò gioioso a quel vivido evento. Dopo questi, partite di scacchi per scegliere i più intelligenti e impareggiabili. E ancora, lezioni di portamento e nobiltà per i pochi rimasti, ovviamente con esame finale. Rimasero in gara tre giovani: Il cavaliere dell'est, Il principe del sud e Il nobile dell'ovest. Tutti e tre si erano fatti strada tra un colpo di spada, uno scacco e qualche regola di bonton.
Ora toccava a lei decidere, quindi prese il biglietto e lo lesse a gran voce a tutto il popolo:
"Caro padre, vorrei tanto che la persona che mi stia al fianco da oggi alla morte sia una persona che già conosco e che già ha superato tutte le mie prove. Questa persona, che ho imparato a conoscere in tutti i suoi aspetti e che mi fa sentire bene anche solo la vista del suo sorriso è Jeanne, la stalliera del castello. Quindi è inutile che tu organizzi tutto questo, perchè la mia scelta è già stata fatta. Tutto quello che volevo era una persona che mi capisse quando sono giù senza che io parli, una persona che mi ami per quello che sono, con tutti i miei difetti, una persona sincera e affidabile in tutto quello che fa e di cui so che possa fidarmi sempre. Una persona con cui non riesco a star bisticciata perchè la amo troppo, una persona che ai miei occhi è perfetta così com'è e che non cambierei di una virgola. Una persona con interessi comuni ai miei e che non è solo una compagna, ma anche un'amica. Una persona con cui voglio condividere tutto."
Il padre, non contento, andò a parlare con la figlia. Le disse di quanto era arrabbiato per avergli fatto fare tutti i tornei, quanto era arrabbiato del fatto che aveva scelto una persona che non mostrava affatto cavalleria e che se non avesse superato tutte le prove non poteva salire al trono. Le disse che, anche se avesse superato tutte le prove, non poteva salire al trono poichè non poteva essere un principe, ma un'altra principessa.
La principessa Sasha, non approvò tutto questo. Era stufa di quel vecchio regime con troppi fronzoli e pignolerie. Fù allora che prese per mano la sua compagna Jeanne e se ne andò fuori dal regno, con gli applausi sinceri di tutti gli abitanti che l'amavano così com'era e che ammiravano il suo gesto.
In poche settimane un'altro regno fu costruito accanto a quello del rè, e si chiamava "Il nuovo nord." Il popolo del nord aiutò la principessa Sasha nell'impresa. Molti addirittura si trasferirono nel nuovo nord dal "vecchio nord". Il nuovo regno era bello poichè giovane. Nuovo, Innovativo.
Sasha e Jeanne diventarono le governanti del nuovo regno, che divento sempre più potente tanto da inglobare il vecchio nord, per diventare così un'unico grande Regno del Nord.
Sotto la guida delle principesse vissero, tutti, felici e contenti. E con tutti, dico tutti.
lunedì 13 maggio 2013
Tobia che si difende dai grandi.
C'era una volta un bimbo, ma non un bimbo qualunque, bensì un principe. Questo principe si chiamava Tobia. Lui aveva dei poteri perchè graziato dalla sua fata madrina! Quando metteva il lenzuolo attorno al collo esso si trasformava in un mantello che gli permetteva di volare. E quando prendeva in mano un bastone, un mestolo, un vecchio tubo arruginito, esso si traformava in una spada. Con l'altra mano teneva per un braccio un orsetto di peluche che, grazie ai suoi poteri, si animava respirava e parlava.Con questi poteri poteva difendersi dai grandi.
Una volta per esempio, Tobia trovo papà orco che percuoteva la sua sposa, una regina bellissima e dai capelli lunghi e biondissimi. A quel punto mise il lenzuolo attorno al collo e volò contro il papà orco, con la spada rilasciò un fendente che ferì il mostro. Lui si girò verso il principe e lo afferrò dalla gamba, intrappolandolo. Allora Tobia lanciò la spada verso l'orsetto, che la prese al volo e ferì mortalmente l'orco. Gloria e coraggio risplendevano negli occhi del giovane principe, fiero della sua impresa. Liberò la regina che lo premiò con un candidissimo bacio sulla guancia, che lo fece arrossire.
Un giorno Tobia incontrò un vecchio mercante che gli propose un affare: se lui avesse dato la possibilità di far toccare l'orsetto al mercante, il mercante in cambio gli avrebbe offerto mille dolcetti e caramelle, con cui cibarsi per un anno intero! Ma l'orsetto non voleva essere toccato dal mercante e chiese a Tobia di lasciar perdere la proposta. Allora il mercante, non contento di un rifiuto, prese dal braccio il piccolo principe! Tobia in quel momento non aveva il suo lenzuolo, allora prese un bastone da terra e tagliò di netto il braccio al mercante, scappando insieme al suo adorato orsetto.
Tobia era, in fondo, un bambino molto coraggioso per la sua età. Aveva 5 anni e la sua forza contrastava tutti i cattivi! Si svegliò. Quel lenzuolo era ancora sporco di sangue e il mestolo che teneva sotto il cuscino non si trasformava affatto in una spada. L'orsetto era ancora fradicio di lacrime, tanto ci aveva pianto. Il labbro spaccato bruciava ancora. Dall'altra parte della porta erano ancora chiare le urla che lo avevano svegliato. La regina era di nuovo in pericolo! Ma Tobia quì non aveva poteri, non nella realtà. Si tornò a coricare e a fatica si riaddormentò. Papà orco ubriaco era di nuovo lì, ad importunare la regina. Tobia, sognando, tornò a sconfiggere papà orco.
Una volta per esempio, Tobia trovo papà orco che percuoteva la sua sposa, una regina bellissima e dai capelli lunghi e biondissimi. A quel punto mise il lenzuolo attorno al collo e volò contro il papà orco, con la spada rilasciò un fendente che ferì il mostro. Lui si girò verso il principe e lo afferrò dalla gamba, intrappolandolo. Allora Tobia lanciò la spada verso l'orsetto, che la prese al volo e ferì mortalmente l'orco. Gloria e coraggio risplendevano negli occhi del giovane principe, fiero della sua impresa. Liberò la regina che lo premiò con un candidissimo bacio sulla guancia, che lo fece arrossire.
Un giorno Tobia incontrò un vecchio mercante che gli propose un affare: se lui avesse dato la possibilità di far toccare l'orsetto al mercante, il mercante in cambio gli avrebbe offerto mille dolcetti e caramelle, con cui cibarsi per un anno intero! Ma l'orsetto non voleva essere toccato dal mercante e chiese a Tobia di lasciar perdere la proposta. Allora il mercante, non contento di un rifiuto, prese dal braccio il piccolo principe! Tobia in quel momento non aveva il suo lenzuolo, allora prese un bastone da terra e tagliò di netto il braccio al mercante, scappando insieme al suo adorato orsetto.
Tobia era, in fondo, un bambino molto coraggioso per la sua età. Aveva 5 anni e la sua forza contrastava tutti i cattivi! Si svegliò. Quel lenzuolo era ancora sporco di sangue e il mestolo che teneva sotto il cuscino non si trasformava affatto in una spada. L'orsetto era ancora fradicio di lacrime, tanto ci aveva pianto. Il labbro spaccato bruciava ancora. Dall'altra parte della porta erano ancora chiare le urla che lo avevano svegliato. La regina era di nuovo in pericolo! Ma Tobia quì non aveva poteri, non nella realtà. Si tornò a coricare e a fatica si riaddormentò. Papà orco ubriaco era di nuovo lì, ad importunare la regina. Tobia, sognando, tornò a sconfiggere papà orco.
domenica 12 maggio 2013
Speranze nuove
Nell'immenso io ti troverò
chiudo gli occhi e ti vedrò
sarai lì fermo ad aspettare
che io ti venga ad abbracciare
Solo tu potrai sentire
il cuor mio per te fremire
dirai pure che è banale
ti assicuro che è fenomenale
Bolle di sapone al vento
il cuore fragile e lento
lo sguardo tuo mi ucciderà
e di nuovo rinascer mi farà
Lacrimoso disdegno di emozioni
combattente coraggioso tu deponi
il sogno c'era ed è svanito
Morfeo mi darà il ben servito
Questa poesia ha da concludere
con la speranza volevo chiudere
ma la speranza nasce da sola
e con essa la vita rinasce, vola
chiudo gli occhi e ti vedrò
sarai lì fermo ad aspettare
che io ti venga ad abbracciare
Solo tu potrai sentire
il cuor mio per te fremire
dirai pure che è banale
ti assicuro che è fenomenale
Bolle di sapone al vento
il cuore fragile e lento
lo sguardo tuo mi ucciderà
e di nuovo rinascer mi farà
Lacrimoso disdegno di emozioni
combattente coraggioso tu deponi
il sogno c'era ed è svanito
Morfeo mi darà il ben servito
Questa poesia ha da concludere
con la speranza volevo chiudere
ma la speranza nasce da sola
e con essa la vita rinasce, vola
giovedì 9 maggio 2013
mercoledì 8 maggio 2013
Bolle
Chiamatemi Bob. Sono nato in una famiglia povera, tanto che quando ero piccolo ci hanno sfrattati e messi in una casa molto più piccola di quella che avevamo prima. Perlomeno, vivevamo da soli! Si viveva piuttosto bene devo dire, penso che possiamo considerarle delle case popolari.
Mia madre Jeanne e mio padre Frank sono venuti con me, per fortuna. Ho sentito che in questi momenti dove prendono le famiglie spesso se ne scordano alcuni e che sia terribile. Per fotuna a me è stato solo raccontato, ero piccolo quando mi successe. È stato quando ci hanno preso, che ci hanno legato per le mani. Inutile chiedere il perchè, non ci hanno mai risposto. Però ci sfamavano tutti i giorni, proprio come dei principi.
Comunque, l'arredamento mi ricordava la vecchia casa. Era piuttosto scarno e c'erano delle vetrate che davano sull'esterno. Forse, per risparmiare, mi dicevo.
Un giorno successe l'indescrivibile. Mentre parlavo con mia madre del più e del meno, sentimmo un urlo. Era mia padre. Terrorizzati ci girammo e trovammo una scena orribile. Una specie di grande tenaglia aveva intrappolato mio padre, che urlava disperato. La tenaglia lo portò in alto, così in alto che non lo vidi più. Le sue urla riecheggiavano per tutta la stanza, rimanemmo attoniti per qualche istante. A quel punto un altro urlo, il mio. Mia madre cercò di aiutarmi, ma la tenaglia era più forte di lei. Quella tenaglia mi stringeva così forte e mi porto così in alto che mi mancava il respiro. Però riuscivo comunque ad urlare, tanto che sentii mia madre disperarsi con me in quel pianto disumano. In quegli attimi di pura disperazione notai che mi stavo avvicinando a mio padre, tant'è che sentivo le sue urla sempre più vicine. Le tenaglie mi tenevano ben saldo, e con le mani legate non potevo far molto per liberarmi. Poi lo vidi.
Era completamente incatenato ad un asse, per tutta la sua lunghezza. Gli occhi lacrimosi mi guardavano terrorizzati. Urlai "Papà!" ma non servì a nulla. Con tutta l'asse venne gettato in una cisterna enorme, sembrava contenesse acido. Il suo urlo soffoccò in mezzo alle bolle, così come vi entrò. Perchè ci fanno tutto questo? Cosa abbiamo fatto di male? Mentre mi ponevo tutte queste domande, non mi accorsi che legarono anche me ad un asse. L'urlo mostruoso di mio padre risuonava ancora forte nella mia testa. Da lontano vidi mia madre, disperata anch'essa. Sapeva che mi toccava la stessa fine. L'acido mi corrose completamente, e mia madre strillando e piangendo non potè far nulla per salvarci.
In fondo, eravamo solo aragoste.
Mia madre Jeanne e mio padre Frank sono venuti con me, per fortuna. Ho sentito che in questi momenti dove prendono le famiglie spesso se ne scordano alcuni e che sia terribile. Per fotuna a me è stato solo raccontato, ero piccolo quando mi successe. È stato quando ci hanno preso, che ci hanno legato per le mani. Inutile chiedere il perchè, non ci hanno mai risposto. Però ci sfamavano tutti i giorni, proprio come dei principi.
Comunque, l'arredamento mi ricordava la vecchia casa. Era piuttosto scarno e c'erano delle vetrate che davano sull'esterno. Forse, per risparmiare, mi dicevo.
Un giorno successe l'indescrivibile. Mentre parlavo con mia madre del più e del meno, sentimmo un urlo. Era mia padre. Terrorizzati ci girammo e trovammo una scena orribile. Una specie di grande tenaglia aveva intrappolato mio padre, che urlava disperato. La tenaglia lo portò in alto, così in alto che non lo vidi più. Le sue urla riecheggiavano per tutta la stanza, rimanemmo attoniti per qualche istante. A quel punto un altro urlo, il mio. Mia madre cercò di aiutarmi, ma la tenaglia era più forte di lei. Quella tenaglia mi stringeva così forte e mi porto così in alto che mi mancava il respiro. Però riuscivo comunque ad urlare, tanto che sentii mia madre disperarsi con me in quel pianto disumano. In quegli attimi di pura disperazione notai che mi stavo avvicinando a mio padre, tant'è che sentivo le sue urla sempre più vicine. Le tenaglie mi tenevano ben saldo, e con le mani legate non potevo far molto per liberarmi. Poi lo vidi.
Era completamente incatenato ad un asse, per tutta la sua lunghezza. Gli occhi lacrimosi mi guardavano terrorizzati. Urlai "Papà!" ma non servì a nulla. Con tutta l'asse venne gettato in una cisterna enorme, sembrava contenesse acido. Il suo urlo soffoccò in mezzo alle bolle, così come vi entrò. Perchè ci fanno tutto questo? Cosa abbiamo fatto di male? Mentre mi ponevo tutte queste domande, non mi accorsi che legarono anche me ad un asse. L'urlo mostruoso di mio padre risuonava ancora forte nella mia testa. Da lontano vidi mia madre, disperata anch'essa. Sapeva che mi toccava la stessa fine. L'acido mi corrose completamente, e mia madre strillando e piangendo non potè far nulla per salvarci.
In fondo, eravamo solo aragoste.
martedì 7 maggio 2013
Odio in versi
Lecca, ficcaci il naso
non puoi fare altrimenti
questa è la tua natura.
Lecca, continua
non far caso a me
fai come se non ci fossi
e continua a ficcarci il muso.
So che ti piace
altrimenti non saresti accettato
ti abbassi a queste cose
per la stupida parola
"accettato".
Il problema è
che non sei un cane.
Ma tu continua, se è così
che vuoi essere visto.
non puoi fare altrimenti
questa è la tua natura.
Lecca, continua
non far caso a me
fai come se non ci fossi
e continua a ficcarci il muso.
So che ti piace
altrimenti non saresti accettato
ti abbassi a queste cose
per la stupida parola
"accettato".
Il problema è
che non sei un cane.
Ma tu continua, se è così
che vuoi essere visto.
venerdì 3 maggio 2013
Creepyteorie
Avete in mente quel momento mentre, in bar con gli amici, o a casa da solo, iniziano a fischiarti le orecchie?
Sai come si dice no? "Qualcuno starò sparlando di me ahahah". Sbagliato.
L'altra teoria, la più sensata, è quella che sto per esporvi. Si dice che quando gli spiriti vendicatori girano per il mondo, a volte quelli con più rancore potrebbero addirittura interagire con la realtà materiale. E questo, è solo uno degli effetti più leggeri.
Uno spirito che ti passa attraverso, avendo delle frequenze completamente diverse dalle nostre, genera quel momento di confusione dell'organo uditivo che lo fa "fischiare". E questo è uno degli effetti che può provacare lo scontrarsi con uno spirito.
Quindi smettetela di dire "Qualcuno starà sparlando di me" poichè gli spiriti con più rancore sono proprio quelli più permalosi. E Dio solo sa, cosa potrebbero farti.
Sai come si dice no? "Qualcuno starò sparlando di me ahahah". Sbagliato.
L'altra teoria, la più sensata, è quella che sto per esporvi. Si dice che quando gli spiriti vendicatori girano per il mondo, a volte quelli con più rancore potrebbero addirittura interagire con la realtà materiale. E questo, è solo uno degli effetti più leggeri.
Uno spirito che ti passa attraverso, avendo delle frequenze completamente diverse dalle nostre, genera quel momento di confusione dell'organo uditivo che lo fa "fischiare". E questo è uno degli effetti che può provacare lo scontrarsi con uno spirito.
Quindi smettetela di dire "Qualcuno starà sparlando di me" poichè gli spiriti con più rancore sono proprio quelli più permalosi. E Dio solo sa, cosa potrebbero farti.
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