Un uomo colto, fine, grammarnazi
di bell'aspetto e dal volto barbuto
attento e rispettoso dei miei spazi
divertente, profondo, molto arguto
che non sia mai monotono ma spazi
da temi frivoli fino all'assoluto
e da amante focoso non si sazi
di un solo orgasmo pur se è già venuto,
ma questo non ne faccia un traditore
e per saziarsi voglia me soltanto.
Ami il piacere, non fugga il dolore
coltivi l'ironia e il disincanto
e sappia accontentarsi del mio amore
ed io del suo saprò fare altrettanto.
Sonetto scritto da Eroe Semantico
mercoledì 9 aprile 2014
domenica 6 aprile 2014
Epilogo di Alisia Senkrad, la tiranna
Pioggia incessante su un letto di guerra. Ovunque sangue e fanghiglia, e morte. Sputò del sangue che aveva in gola, prese la prima spada che raccimolò a terra e la puntò al suo nemico: -Mi riprenderò ciò che è mio come diritto di nascita!-
Il conte ghignò: - Ma non vedi come sei ridotta? Stai a pezzi! Sei solo una schifosa mezzosangue, devi solo ringraziare che non ti abbia ucciso con le mie stesse mani... avrei solo dovuto buttarti dalla rupe, come ho fatto con tutti i tuoi fratellini.-
Una rincorsa, fango misto a sangue e sudore zampillano sotto i piedi della vendicatrice, ormai in stato di pieno berserker. Uno slancio verso suo padre, spada tesa, occhi negli occhi. Il conte Theziir li guardò e per un attimo vide quella che a tutti gli effetti era sua figlia, la prima, quella che accantonò con più sforzo e che non riuscì ad uccidere lui stesso. Si specchiò in quello sguardo felino e ne vide la sua testa, mozzata di netto, nel fango. I pochi secondi di coscienza seguenti videro Alisia completamente zuppa di sangue infierire sul suo corpo privo di ogni coscienza, ormai.
Una rincorsa, fango misto a sangue e sudore zampillano sotto i piedi della vendicatrice, ormai in stato di pieno berserker. Uno slancio verso suo padre, spada tesa, occhi negli occhi. Il conte Theziir li guardò e per un attimo vide quella che a tutti gli effetti era sua figlia, la prima, quella che accantonò con più sforzo e che non riuscì ad uccidere lui stesso. Si specchiò in quello sguardo felino e ne vide la sua testa, mozzata di netto, nel fango. I pochi secondi di coscienza seguenti videro Alisia completamente zuppa di sangue infierire sul suo corpo privo di ogni coscienza, ormai.
Alisia guardò il suo operato, sorridendo compiaciuta. I suoi capelli corvini e diramati per tutta la schiena puzzavano di carne e di ossa frantumate, e di gesta eroicamente crudeli. Si girò verso quello che a tutti gli effetti era il suo passato, e ne vide tutti i suoi seguaci morti per la sua causa. Strinse la lettera della madre adottiva, che era anche l'unica che conosceva, pensando tra se e se di aver compiuto la missione che anche essa avrebbe voluto onorare. Spada alla mano, si diresse verso il castello dell'arcimarchese. O capirà che Alisia è effettivamente degna del posto di contessa, o morirà nell'accettarlo.
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